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Fontana di Trevi

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Fontana di Trevi
fontane di Roma
Mostra terminale dell’acquedotto Vergine, unico degli acquedotti antichi ininterrottamente in uso fino ai nostri giorni, è la più nota delle fontane romane e la più famosa nel mondo per la sua scenografica monumentalità. All’origine della fontana vi è una leggenda legata ad una fanciulla che avrebbe indicato ai soldati di Agrippa, genero di Augusto di rientro a Roma dopo la vittoriosa battaglia di Azio contro Antonio, il punto in cui sgorgava l'Acqua Vergine (dal latino virgo, “fanciulla”), il cui acquedotto che convogliava l’acqua a Roma, fu poi costruito proprio da Agrippa nel 19 a.C.. In quella che poi sarà la piazza odierna fece costruire una fontana eretta a ridosso delle arcate dell’acquedotto.  Per tutto il medioevo le cose rimasero immutate, poi nella seconda metà del Quattrocento, ebbe luogo la prima opera di sistemazione e restauro dell'acquedotto voluta da Papa Nicolò V ed affidata ai progetti di Leon Battista Alberti e di Bernardo Rossellino; successivamente Urbano VIII Barberini conferì l'incarico di progettare una nuova fontana al Bernini che comincerà con il demolire il prospetto rinascimentale preesistente. I lavori, tuttavia, si limitarono alla messa in opera di un basamento ad esedra, addossato agli edifici poi inglobati nel palazzo Poli, con una vasca antistante in cui confluivano tre bocche d'acqua.  Soltanto nel 1730, 90 anni più tardi, papa Clemente XII bandì un concorso per la realizzazione definitiva della fontana di Trevi vinto da Nicola Salvi che progettò la più spettacolare e maestosa fontana di Roma. I lavori durarono vent'anni, dal 1732 al 1751: la fontana, una grande realizzazione scenografica, è completamente addossata ad un fianco di Palazzo Poli, e risulta, quindi, essere una felice fusione di architettura e scultura.
La fontana è costituita da un arco trionfale centrale, occupato da un nicchione absidato e due ali, occupate da nicchie occupate da statue: gli spazi sono scanditi da quattro colonne corinzie. Nella parte superiore, c’è un attico con balaustra, decorato con statue allegoriche che alludono ai benefici effetti dell'acqua: abbondanza dei frutti, fertilità dei campi, ricchezze dell’autunno e amenità dei prati e dei giardini. Alla sua sommità, opera di Paolo Benaglia, c'è lo stemma del Papa Clemente XII sorretto da due figure alate raffiguranti la Fama e, sotto, una iscrizione che ricorda la costruzione della fontana. Le ali laterali, parti di Palazzo Poli, sono scandite da lesene e finestre timpanate di gusto classico. Davanti al basamento dell’architettura vi è una imponente scogliera, scolpita ed intagliata con piante ed animali e sopra la parte centrale delle rocce, c’è un cocchio a forma di conchiglia trainato da cavalli marini e tritoni, comandato da Oceano, opera di Pietro Bracci, che occupa il nicchione centrale. Ai piedi della figura dell'Oceano scaturisce la cascata d’acqua principale che va a cadere in una vasca grande quasi come tutta la facciata del palazzo. Nelle nicchie laterali sono le statue della Salubrità e della Abbondanza, opera di Filippo della Valle, che rappresentano le caratteristiche dell'Acqua Vergine. I bassorilievi posti sopra le nicchie laterali raffigurano la Vergine che indica la sorgente ai soldati e Agrippa che approva il disegno dell’acquedotto.
Secondo la tradizione, il turista che getta una monetina nella fontana, farà sicuramente ritorno a Roma.
© Sergio Natalizia - 2015
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