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il parco degli Acquedotti

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il parco degli Acquedotti
una passeggiata nella civiltà dell'acqua
Biblioteca di Istanti di Bellezza
la storia
Compreso tra i quartieri Appio Claudio e Quarto Miglio, l’Appia Nuova e la Tuscolana; attraversato dal tracciato dell’antica via Latina, il parco degli Acquedotti, ricco di testimonianze storico-archeologiche, costituisce parte integrante del Parco Regionale dell'Appia Antica. Rappresenta oggi il residuo di un tratto di campagna romana che originariamente raccordava i Colli Albani e le porte della città.
Vero e proprio crocevia della rete idrica romana prende il nome appunto dagli imponenti resti del sistema di acquedotti che ha reso celebre Roma. Ben 6 degli 11 acquedotti della città antica attraversano quest’area: l’Anio Vetus, che corre in percorso sotterraneo, il Claudio, a cui si sovrappone l'Anio Novus, l'Aqua Marcia, con i sovrastanti canali della Tepula e della Iulia. Essi, provenendo dalle sorgenti sulle pendici dei Colli Albani o dell'alta valle dell'Aniene, raggiungevano il centro della città a Porta Maggiore, da cui l'acqua veniva distribuita all'abitato; a questi si aggiunge l'acquedotto Felice, costruito in epoca rinascimentale per volontà di papa Sisto V, riutilizzando buona parte delle arcate dell'acquedotto Marcio e ancora oggi impiegato per l’irrigazione.
Gran parte dei condotti non è visibile, sia in quanto sotterranei, sia perché in diversi casi, alle strutture esterne degli acquedotti più antichi sono state sovrapposte quelle più recenti, come per l’acquedotto Felice che ha ricalcato il percorso del Marcio. Sovrastano ancora l’area i resti delle imponenti arcate dell’acquedotto Claudio, che insieme a quelle più basse del Felice, tra i pini secolari ed i ruderi di antiche ville suburbane come quella delle Vignacce o casali rurali di epoca settecentesca, conferiscono all’intera zona un aspetto che ha esercitato sempre un forte fascino nei viaggiatori e negli artisti di tutti i tempi, che delle imponenti rovine hanno lasciato immagini e scorci suggestivi, vere e proprie opere d'arte e insieme importante testimonianza storica del paesaggio antico.
La via Latina, oggi visibile solo per brevi tratti, attraversava interamente l'area, accompagnando per buona parte il percorso degli acquedotti: importante strada per il Mezzogiorno, tracciato più antico della via Appia, come quella era fiancheggiata da sepolcri di varia tipologia e cronologia, di cui si conservano oggi numerosi resti. Il territorio, esteso tra il IV e il VI miglio della via Latina, ebbe in età romana una spiccata vocazione agricola determinata dall'abbondanza di acqua: nel I secolo d.C. l'area risultava densamente popolata e costellata di numerose "ville rustiche", localizzate lungo il percorso degli acquedotti, a cui spesso erano collegate tramite specifiche diramazioni. Tra la fine del I e l'inizio del II secolo d.C., vennero costruite una serie di grandiose dimore suburbane, allineate lungo l'asse della via Latina, come la villa delle Vignacce e altri complessi i cui resti sono stati rinvenuti anche in anni recenti. In età medievale e rinascimentale l'area era compresa nella vasta Tenuta di Roma Vecchia di proprietà dell'Ospedale del Sancta Sanctorum (oggi San Giovanni), da cui nel 1797 l'acquistò il duca Giovanni Torlonia.
Dalla metà dell'Ottocento il territorio è stato pesantemente modificato dal passaggio delle linee ferroviarie per il sud: prima la linea Roma-Frascati, inaugurata nel 1856 durante il pontificato di Pio IX, quindi la Roma-Velletri-Ceprano in funzione dall'inizio del 1862, la successiva Roma-Formia-Napoli inaugurata nel 1927 e la Roma-Cassino-Napoli, per la realizzazione delle quali sono state abbattute o modificate arcate degli acquedotti e distrutte molte emergenze venute alla luce durante i lavori; ancora in anni recenti, tra il 1987 e il 1993 altri importanti rinvenimenti hanno segnato i lavori per il progetto di quadruplicamento della ferrovia Roma-Cassino.
gli acquedotti

ANIO VETUS
Realizzato da Manio Curio Dentato e Fulvio Flacco tra il 272 ed il 269 a. C., era lungo 64 chilometri circa e convogliava 180 mila metri cubi d’acqua al giorno. Il suo condotto nel parco è sempre sotterraneo e quindi non visibile, salvo un breve tratto emerso vicino a via del Quadraro. E’ il secondo grande acquedotto romano per anzianità, dopo quello dell’acqua Appia, ma è il primo ad alimentarsi dal fiume Aniene, di cui segue il percorso fino a Tivoli. Per superare le vallate nei pressi di Gallicano fu inglobato in tre alti ponti.
AQUA MARCIA
Fatto costruire dal pretore Quinto Marcio nel 144 a.C., traeva le proprie acque, molto apprezzate dai romani, dalla sorgente localizzata al XXXVI chilometro della via Tiburtina Valeria, tra Arsoli ed Agosta. E’ l’acquedotto che ha il percorso più lungo, ben 91 chilometri, con una portata di 190 mila metri cubi giornalieri di acqua che giungeva sino in Campidoglio. E’ il primo ad utilizzare il sistema delle arcate, due tronconi delle quali sono ancora ben conservate alle spalle del Casale di Roma Vecchia, nel Parco. Per il resto, le sue strutture sono nascoste da quelle dell’ acquedotto Felice che segue lo stesso percorso.
AQUA TEPULA
Sovrapposto anch’esso al Marcio nel Parco, fu voluto nel 125 a. C. dai consoli Gneo Servilio Cepione e Lucio Cassio Longino. Le sue acque tiepide, 16°-17° gradi, venivano da fonti alle falde dei Colli Albani, tra Grottaferrata e Marino, attraverso un condotto che resta sotterraneo fino a Roma Vecchia. Parte di esso era visibile nell’incrocio tra via Latina e via Appia Nuova, ma le sue strutture, come per l’acquedotto Marcio, furono inglobate in quelle dell’Acquedotto Felice.
AQUA JULIA
Proveniente dalle sorgenti di Squarciarelli, vicino Grottaferrata, fu realizzato dal console Agrippa nel 33 a.C. Le sue acque scorrevano in condotto sotterraneo fino a Roma Vecchia dove riemergevano proseguendo in uno speco costruito sulla copertura in pietra dell’acquedotto Marcio. Le sue strutture non sono più visibili, o perché distrutte o perché utilizzate per l’acquedotto Felice.
CLAUDIO E ANIO NOVUS
Iniziati entrambi da Caligola nel 38 d.C. per l’aumentato fabbisogno idrico della città che nel primo secolo dopo Cristo contava già più di un milione di abitanti, furono ultimati nel 52 d.C. da Claudio. Nel percorso attraverso il Parco i due condotti sono inglobati nella medesima struttura ad archi, ma mentre l’Anio Novus, qui sovrapposto al Claudio, raccoglieva le acque dall’Aniene, il secondo le attingeva dalle sorgenti Cerulea e Curzia, poco distanti dall’acqua Marcia. L’acquedotto Claudio, che nel suo percorso di circa 68 km., aveva una capacità di 185 mila metri cubi di acqua al giorno, emerge su archi dopo circa duecento metri dalla stazione di Capannelle: 155 i piloni che ne sorreggono le arcate, le più alti delle quali, quasi 28 metri, si trovano a ridosso di via del Quadraro, dove incrociano l’ acquedotto Marcio. Da questo punto il Claudio devia verso l’Appia Antica per poi incrociare ancora, all’altezza di Tor Fiscale, l’acquedotto Marcio.
L’Anio Novus, così chiamato per distinguerlo dal Vetus, aveva un percorso di 87 km. dei quali 73 sotterranei e 14 sopra terra; per un tratto correva parallelo all’acquedotto Claudio e in zona Capannelle si sovrapponeva ad esso.
FELICE
Fatto costruire da Papa Sisto V (al secolo Felice Peretti) tra il 1585 e il 1590, derivava le sue acque dalle fonti di Pantano Borghese, sulla via Prenestina. In condotto sotterraneo fino alla tenuta di Roma Vecchia, dove si trova uno dei torrini che ne permetteva l’accesso per la manutenzione, prosegue da qui fino alla fontana del Mosè di Largo S.Susanna, utilizzando le strutture più antiche del Claudio e del Marcio. Le sue arcate sono ben visibili fino a Porta Furba da dove, lungo via del Mandrione fino a Porta Maggiore procede inglobato nel Claudio.

il percorso
L'itinerario ideale per scoprire le bellezze del parco segue il sentiero principale che si snoda tra le due file di acquedotti da dove l'area interseca via del Quadraro al fronte opposto di via delle Capannelle. L'itinerario ha inizio dal casale che sarebbe stato costruito sul sito del Tempio della Fortuna Muliebre, che segnava uno degli antichi confini della città, al V miglio della via Latina. Attraverso la villa delle Vignacce e l’area degli acquedotti, si incontrano numerosi edifici funerari di diverse tipologie, il casale medievale casale di Roma Vecchia, fino a raggiungere il vecchio casello ferroviario del Sellaretto, che resta a testimonianza della ferrovia pontificia Roma-Frascati.
1-2-3 Acquedotto Claudio in via del Quadraro;
4- 5 Villa e cisterna delle Vignacce;
6- Acquedotto Anio Vetus;
7-Acquedotto Felice;
8-9 sepolcri;
10- torretta medievale;
11- Acquedotto Claudio e Anio Novus;
12- la tomba dei Cento Scalini;
13- Il casale di Roma Vecchia;
14- Acquedotti Aqua Marcia/Tepula/Iulia;
15- Il fosso dell'acqua Mariana;;
16-Via Latina;
17-Villa;
18-Casalino dell’Acqua Felice;
19-20-21 Sepolcri;
22- Casale del Sellaretto
23-24 - Sepolcri.



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1-2-3 Acquedotto Claudio in via del Quadraro
In via del Quadraro le arcate dell’acquedotto Claudio raggiungono la massima altezza (27-28 metri), recenti scavi hanno portato alla luce una serie di strutture sia di età repubblicana che di età imperiale, comprendenti alcuni monumenti sepolcrali, un edificio identificato come un tempio della "Fortuna Muliebre”, un mausoleo con intonaci dipinti, un colombario, resti del basolato della via Latina, una piccola struttura termale e vari ambienti pertinenti ad una stazione di posta. Tutte queste strutture non sono al momento visibili in quanto ricoperte dal Casale Torlonia, ora proprietà Gerini.
4-5 Villa delle Vignacce e cisterna
Al di sopra di un terrapieno artificiale parallelo a via Lemonia, si conservano i resti di una delle più estese ville del suburbio sud-est di Roma: si tratta della cd. villa detta le Vignacce, una delle più grandi ville suburbane di questa zona; databile tra il II e il IV secolo d.C., fu fatta edificare da Quinto Servilio Pudente, ricco produttore di laterizi del tempo di Adriano (117-138 d.C.), come sembrano dimostrare alcuni “bolli laterizi” e tubi di piombo (fistulae) recanti il suo nome, rinvenuti negli scavi. La villa si sviluppava su una zona ampia e, oltre al fabbricato principale, comprendeva anche alcune strutture accessorie tra cui una cisterna dove veniva raccolta l'acqua proveniente dall'Aqua Marcia, che passava lì accanto, un impianto termale privato e un ninfeo. Il complesso fu restaurato probabilmente attorno al IV secolo, quando il complesso faceva parte dei possedimenti dell'imperatore Costantino, ma in seguito cadde nell'abbandono.
Dei diversi nuclei che componevano la villa, si conservano solo alcune strutture isolate tra cui una vasta sala circolare, di cui resta parte della copertura a cupola in cui si individuano le anfore impiegate per alleggerire la volta, secondo un accorgimento costruttivo riscontrabile in monumenti del III e IV sec. d.C., come il mausoleo di Elena sulla via Casilina detto "Tor Pignattara" proprio per le caratteristiche "pignatte" e l'aula circolare della villa dei Gordiani sulla via Prenestina.. Dagli scavi eseguiti nel sito nei secoli scorsi provengono importanti sculture, oggi conservate ai Musei Vaticani. Poco distante dalla villa, accanto all’acquedotto Marcio sostituito in questo punto dal Felice, è localizzata una cisterna a due piani di forma trapezoidale caratterizzata da due file di nicchie semicircolari, che alimentata dall'acquedotto Marcio, riforniva di acqua la villa delle Vignacce.
6  Acquedotto Anio Vetus
Realizzato tra il 272 e il 270 a.C. e finanziato con il bottino della guerra contro Pirro, è il più antico acquedotto dell’area. Aveva origine nell'alta valle dell'Aniene, a Capannelle volgeva verso Roma, raggiungendo Porta Maggiore sempre con un tracciato sotterraneo. Il suo percorso non è visibile nell'area, ma corre sempre a est degli altri acquedotti, all'incirca al di sotto di via Lemonia, ad eccezione della zona della villa delle Vignacce, dove è collocato per un breve tratto tra gli acquedotti Marcio e Claudio.
7 Acquedotto Felice
L’Acquedotto Felice, così denominato dal nome di battesimo di Felice Peretti, papa Sisto V che lo fece edificare, ha distrutto buona parte delle arcate dell’Acquedotto Marcio, di cui ricalca il percorso. Edificato tra il 1585 e il 1587, con acque provenienti dalle fonti di Pantano Borghese sulla via Prenestina, correva inizialmente con canale sotterraneo, per poi iniziare il percorso in elevato al casale di Roma Vecchia, terminando alla fontana del Mosè di Domenico Fontana a largo Santa Susanna. In questo tratto che va dal Quadraro al casale, l'acquedotto si presenta con un muro continuo in calcestruzzo ricco di malta, utilizzando frantumi di laterizi, pietrame e tufo crollati o ricavati dagli antichi acquedotti, con piccole aperture per il passaggio. In alcuni punti si riconoscono i piloni originali dell'acquedotto Marcio ed anche i rinforzi costruiti già in epoca romana. Poi l’acquedotto si fa sempre più basso finché i suoi fornici scompaiono, assumendo l’aspetto di un basso muro con la sommità arrotondata; un certo numero di scalette metalliche, installate in epoca moderna, mettono in comunicazione le porzioni di parco sui due lati dell'acquedotto. Presso il casale di Roma Vecchia, l'Acquedotto Felice cambia aspetto, trasformandosi in un tratto breve di Aqua Marcia.
8-9 sepolcri
Presso il fosso dell'Acqua Mariana tra via del Quadraro e il casale di Roma Vecchia, sono presenti alcuni sepolcri tra cui un sepolcro a camera, a pianta quadrangolare, di età repubblicana di cui resta il nucleo rotondo in calcestruzzo; ai lati della porta si conservano arcosoli su tre lati e nicchie minori per le urne cinerarie; di epoca imperiale, invece, del IV secolo, è un altro sepolcro a camera a pianta rettangolare in origine coperto a volta.

10 torretta medievale
Questa torre rettangolare databile al XIII secolo, di cui resta l'angolo orientale, è stata costruita nella tecnica edilizia medievale a blocchetti di peperino, misti a frammenti marmorei e laterizi di reimpiego. Edificata su una diramazione del fosso dell'Acqua Mariana, probabilmente per controllarne il flusso, serviva anche come difesa e segnalazione per il casale di Roma Vecchia. La torre si imposta su una preesistente cisterna romana, di cui resta ancora la volta a botte e deriva direttamente dal prolungamento di un arco romano, scaricando il proprio peso in modo uniforme sui due muri che la sostengono.

11 Acquedotto Claudio e Anio Novus
Considerato il vero gioiello del Parco degli Acquedotti, l’acquedotto Claudio si presenta con una serie di alti fornici e poderosi pilastri corre verso il sud per 1.4 Km, una vista spettacolare per via delle cospicue dimensioni dell'opera, alta 17 metri. Entrambi gli acquedotti furono iniziati da Caligola nel 38 d.C. e terminati da Claudio nel 52 d.C.. L’Aqua Claudia aveva origine da fonti nella valle dell’Aniene a poca distanza da quella della Marcia e percorreva 53 km. in canale sotterraneo. All’altezza dell’area di Capannelle il canale riaffiorava dal terreno per innalzarsi gradualmente, raggiungendo il centro di Roma, a Porta Maggiore, su arcate continue per quasi 10 km. Nell’area dell’attuale via del Quadraro le arcate raggiungevano l’altezza massima del percorso, circa 28 metri. Nei punti in cui l’acquedotto affiorava dal terreno, allo speco del Claudio si sovrapponeva quello dell’ Anio Novus, così chiamato per distinguerlo dal più antico Anio. L’Anio Novus, che attingeva l'acqua direttamente dall'Aniene, era lungo 86 km e raggiungeva Roma alla quota più alta di tutti gli altri acquedotti e da esso si diramavano numerosi acquedotti minori come quello che riforniva la villa dei Quintili (visibile dall’Appia Antica al VI miglio).
12 Tomba dei cento scalini
Tra l’acquedotto Claudio e la ferrovia Roma-Cassino, si trova la cosiddetta "tomba dei cento scalini", un sepolcro del III secolo d.C., così chiamata dal numero dei gradini (in realtà 67) che, raggiungendo una profondità di circa 15 metri sotto il piano attuale, immettono nel corridoio di accesso di una camera funeraria principale, coperta con volta a crociera, entro alcune nicchie si trovano dei sarcofagi in marmo con coperchio a spiovente. Dal corridoio di accesso e dal tratto terminale della scala si diramano gallerie laterali, nelle cui pareti di tufo sono ricavate tombe di varia forma e cronologia, databili tra il III e la prima metà del IV sec. d.C. La tomba, in cui sono presenti sia sepolture pagane che cristiane, doveva essere un luogo di sepoltura privato a carattere famigliare, appartenente ad individui residenti nelle ville delle vicinanze, utilizzato fino al VI secolo.
13 Casale di Roma Vecchia

Il Casale di Roma Vecchia e la località in cui si trova prendono nome dalla vicina villa dei Sette Bassi in quanto, data la grande estensione delle sue rovine, nel Settecento si riteneva che queste appartenessero ad un’altra città antica simile a Roma. Si tratta di un casale-torre, situato tra il IV e il V miglio dell’antica via Latina, in posizione strategica tra gli acquedotti dell’Acqua Claudia e Marcia, probabilmente sul luogo di una antica stazione di posta, risalente al XIII secolo. Il casale è formato da un insieme di edifici concentrati intorno ad una corte interna; la struttura principale, costruita in blocchetti di peperino, scaglie di selce e frammenti di marmo di reimpiego, è stata realizzata inglobando resti di edifici di epoca romana.
L’esterno presenta alcune finestre rettangolari con stipiti marmorei e nel cortile interno sono conservati reperti archeologici provenienti da ritrovamenti nell'area avvenuti durante gli scavi gli scavi fatti eseguire dai Torlonia, proprietari della tenuta, nella prima metà dell’ottocento.

14 Acquedotti Aqua Marcia/Tepula/Iulia
Dietro al casale di Roma Vecchia si conserva un tratto delle basse arcate in blocchi parallelepipedi di tufo e peperino dell’Acquedotto Marcio. L’Aqua Marcia, condotta a Roma nel 144 a.C. dal pretore Quinto Marcio, percorreva 91 km a partire da una fonte nell’alta valle del fiume Aniene, tra Arsoli ed Agosta. Nella tarda età repubblicana al canale del Marcio furono sovrapposti quello dell’ Aqua Tepula nel 125 a.C. e quello della Iulia nel 33 a.C., che provenivano dalle sorgenti alle falde dei colli di Grottaferrata e di Marino. All’altezza di Roma Vecchia il condotto del Marcio usciva all’aperto proseguendo su arcate per circa 9 km. raggiungendo Porta Maggiore con i sovrastanti spechi della Tepula e della Iulia. Nel XVI secolo le arcate del Marcio vennero distrutte e i suoi piloni usati come fondazione per l'Acquedotto Felice voluto da Papa Sisto V.
15 Fosso dell'Acqua Mariana
Si tratta di un fosso artificiale fatto realizzare nel 1122 da papa Callisto II, quando gli acquedotti antichi non erano più in funzione da quando erano stati gravemente danneggiati dai Goti durante l’assedio di Roma del 537, convogliando le acque degli acquedotti dell'Aqua Tepula e dell'Aqua Iulia, provenienti dalle sorgenti alle falde dei colli di Grottaferrata e di Marino, con lo scopo di alimentare i numerosi mulini ed opifici ed irrigare gli orti di proprietà della basilica di S. Giovanni in Laterano. Il nome deriva dal tratto naturale più a monte, che scorreva in un fondo Maranus, già noto nel Medioevo, da cui deriva il volgare “Marana” o “Marrana”, termine successivamente usato per indicare tutti i fossi del suburbio romano. Il canale dell’Acqua Mariana era a cielo aperto, tranne per un tratto all'altezza di Casal Morena, dove fu utilizzato il condotto sotterraneo dell'acquedotto Claudio; Il fosso correva originariamente parallelo agli acquedotti, sfruttando come alveo il basolato dell'antica via Latina nei pressi del Casale di Roma Vecchia, si intubava all'altezza di porta Furba e di lì si dirigeva verso porta Metronia, per scendere nella valle del Circo Massimo e infine gettarsi nel Tevere in prossimità della Cloaca Massima. Lo sviluppo urbanistico conseguente all'Unità d'Italia portò alla deviazione nel Fosso del Calicetto e la confluenza nell'Almone.

16 via Latina
La via Latina era la più antica tra le strade consolari romane: fu costruita alla fine del IV secolo a.C. come percorso rapido per raggiungere le colonie in corso di fondazione nel Mezzogiorno, sfruttando un antico tracciato utilizzato fin dall'età protostorica dagli Etruschi per la conquista della Campania. Come l'Appia, aveva origine dalla Porta Capena delle Mura Serviane e raggiungeva Capua, ma con un percorso più interno di quella, attraverso i Monti Lepini, Ausoni ed Aurunci e le valli del Sacco e del Liri-Garigliano. Dopo la costruzione delle Mura Aureliane, alla fine del III secolo, usciva dalla città attraverso la porta che da essa prende il nome, posta immediatamente ad est di Porta S. Sebastiano o Porta Appia. Accompagnava per buona parte il percorso di sei acquedotti dal suburbio al centro della città ed era, come la via Appia, fiancheggiata da numerosi edifici sepolcrali, anche riccamente decorati, come le c.d. "Tombe della via Latina", conservate nell'Area archeologica al III miglio della via. A causa delle caratteristiche geologiche del territorio, costituito in gran parte da tufo e pozzolana, l'area è caratterizzata dalla presenza di numerosi nuclei funerari sotterranei, sia pagani, che cristiani. Ancora in uso nel VI secolo, nel Medioevo era preferita all'Appia come collegamento per Napoli; venne poi definitivamente abbandonata nel XVI secolo quando fu costruita la via Appia Nuova per volontà di papa Gregorio XIII.

17 villa
Si tratta di un insieme di opere in muratura, probabilmente resti di una villa, venute alla luce nel 1976, durante i lavori di costruzione del campo sportivo presso il casale di Roma Vecchia. Attualmente sono reinterrate.

18 Casalino dell'Acqua Felice
Piccolo edificio, ex stazione idrica ACEA per la clorazione dell’acqua del sottostante Acquedotto Felice, attualmente utilizzato come base operativa del gruppo di volontari che collabora alla cura quotidiana del Parco.

19-20-21-23-24 sepolcri
Proseguendo su via di Roma Vecchia si conserva un sepolcro a camera di età tardo repubblicana, a pianta rettangolare, in origine coperto a volta, di cui restano in parte le pareti perimetrali. Nell'area sono presenti anche sepolcri a pilastro di età imperiale eesti di sepolcri del II/III secolo e  un colombario, anch'esso di età imperiale, di cui si individua parte di un'abside.

22  Casale del Sellaretto
Nel punto in cui via di Roma Vecchia gira in direzione di via Tuscolana, si conserva un vecchio casello ferroviario, denominato “del Sellaretto”, appartenete ad una delle più antiche ferrovie d'Italia, la Roma- Frascati, voluta da papa Pio IX e inaugurata il 7 luglio 1856, prima ferrovia dello Stato Pontificio. Cadde in disuso quando, nel 1892, venne realizzata la variante Ciampino-Palestrina-Segni della Roma-Napoli con minori tempi di percorrenza.

il paesaggio
Le imponenti arcate dell’acquedotto Claudio e quelle del Felice sicuramente conferiscono al parco un aspetto suggestivo ed evocativo, ma non lasciano insensibili anche le  bellezze paesaggistiche e della natura costituite dal panorama libero sulla zona dei Castelli. Si tratta degli stessi paesaggi sulla campagna romana che hanno attratto nel Settecento e nell’Ottocento numerosi artisti, paesaggisti, viaggiatori dell’età romantica e letterati; un’atmosfera del tutto incantata è regalata dal sole al tramonto che rende la passeggiata nel parco un’esperienza irrinunciabile.
Bibliografia:
Comune di Roma-060608.it- il Parco degli Acquedotti
Parco regionale dell'Appia Antica - I sette Acquedotti e Tor Fiscale
www.caffarella.it - il parco degli Acquedotti
www.parcoacquedotti.it
Sergio Natalizia - 2017
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