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Rione Sant'Angelo

Temi > Fontane
Le fontane del Ghetto
Esteso tra monte Cenci ed il Teatro di Marcello, come parte integrante del rione S. Angelo, lo storico quartiere del ghetto, pur avendo perduto l’originale mortificante significato di “serraglio degli ebrei”, rappresenta ancora oggi uno dei simboli della vecchia Roma.
Fontana delle Tartarughe
Si trova in piazza Mattei, nome dalla potentissima famiglia che possedeva tutti i palazzi che circondano la piazza. Come molte fontane del centro di Roma è alimentata dall'Acquedotto Vergine, che disseta i romani sin dai tempi dell'Imperatore Augusto. Progettata da Giacomo della Porta, lo stesso creatore delle due fontane alle estremità di piazza Navona, alla fine del 1500, era originariamente prevista nella vicina piazza Giudia, dove si trovava un mercato, ma l'intervento della famiglia Mattei fece sì che essa venisse costruita proprio davanti al palazzo omonimo; la famiglia, in cambio, si impegnò a pavimentare la piazza e a tenere pulita la fontana. Al centro di una ampia vasca quadrangolare, trovano posto quattro grandi conchiglie di marmo al di sopra delle quali quattro efebi di bronzo immobilizzano, ponendo loro un piede sulla testa, altrettanti delfini di bronzo. tenendo in mano le loro code e spingendo a bere piccole tartarughe da cui la fontana prende il nome.
Fontana del Pianto
La fontana è conosciuta anche come di "Piazza Giudia" o "Giudea", ingresso principale del Ghetto da cui venne rimossa nel 1880 durante i lavori di sistemazione della zona. Nel 1924 il catino e il fusto furono dapprima collocati nei pressi della chiesa di S. Onofrio al Gianicolo e poi riuniti, nel 1930, alla vasca originaria e collocati nell’attuale piazza delle Cinque Scole. Costruita nel 1591 su disegni di Giacomo della Porta da Pietro Gucci, venne realizzata con il marmo bianco del tempio di Serapide al Quirinale. La fontana è composta da una vasca adi forma allungata, collocata su un basamento a due gradini che ne riprende il motivo. Dal catino circolare, sostenuto da fusto centrale, l’acqua dello zampillo centrale ricade, attraverso quattro mascheroni, ispirati alle Gorgoni, nel bacino sottostante, decorato dagli stemmi dei magistrati capitolini che recano la data 1593, anno in cui la fontana fu terminata.
© Sergio Natalizia - 2012-2017
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