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Museo delle Mura

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il Museo delle Mura
a Porta San Sebastiano
Ospitato all’interno della Porta S. Sebastiano delle mura Aureliane, il Museo delle Mura è stato realizzato nel 1990 ed offre ai visitatori un itinerario didattico che ripercorre la storia delle fortificazioni della città, dall’età regia e repubblicana a quelle di Aureliano del III secolo, fino agli interventi del XIX secolo.
storia delle mura aureliane
Il Museo delle Mura ha sede nella porta San Sebastiano, una delle più grandi e meglio conservate delle mura aureliane. L'itinerario espositivo del Museo delle Mura, che si svolge al primo e secondo piano della porta, è suddiviso in sezione antica, medioevale e moderna e si compone di pannelli didattici a cui fanno da supporto disegni a colori e fotografie. Nei pannelli si ripercorre la storia delle fortificazioni di Roma quelle di età regia e repubblicana, risalenti al VI - IV sec. a.C., e quelle di Aureliano costruite verso la fine del III sec. d.C., con i rifacimenti di Onorio agli inizi del V sec. d.C. Dei vari circuiti di mura si analizzano le diverse fasi costruttive che  per  le  mura  Aureliane  comprendono  anche  tutti  i restauri e gli ampliamenti eseguiti dal Medioevo fino al XX secolo.
Porta San Sebastiano
La Porta Appia, più nota come Porta S. Sebastiano è una delle più grandi e meglio conservate delle mura Aureliane (III  secolo d.C.). Si apriva sulla “Regina viarum” delle arterie stradali romane, la via Appia; il nome in seguito venne cambiato in quello di porta S. Sebastiano, in ricordo del martire cristiano sepolto nella basilica esistente sulla stessa via, poco al di fuori delle mura. Originariamente la porta si componeva di due archi gemelli con la facciata rivestita di travertino e due torri semicircolari ai lati, all'interno delle quali erano situate le scale per accedere ai vari piani. Il primo piano delle torri, cioè la camera di manovra delle macchine da guerra, aveva tre finestre ad arco, mentre quello dell'attico sopra gli archi di ingresso era illuminato da cinque finestre arcuate; al di sopra il secondo piano era costituito da una terrazza scoperta riparata da merli. Sotto Onorio, agli inizi del V secolo, fu chiuso uno degli archi di ingresso e fu rivestita di marmo la muratura intorno all'arco rimasto; inoltre, utilizzando il retrostante Arco di Druso come controporta, fu realizzato sul lato di via di Porta san Sebastiano una sorta di cortile fortificato aggiungendo due bracci laterali dei quali oggi resta solo un tratto a ovest, dove si trova la porta di ingresso all'attuale museo. Questo cortile doveva probabilmente servire come sede di uffici per le guardie del dazio e controllo merci. L'Arco di Druso risale al III secolo e faceva parte dell'Acquedotto Antoniniano, che trasportava l'acqua fino alle Terme di Caracalla.
Tra il V e VI secolo furono eseguiti restauri sia all'interno che all'esterno delle torri in seguito a crolli verificatisi a causa di cedimenti e scosse di terremoto. Nell'ultima fase costruttiva furono innalzate di un piano sia le torri che l'attico sopra l'ingresso, dando alla porta l'aspetto imponente che ancora oggi si può ammirare.
Dal medioevo in poi la porta fu spesso teatro di scontri. Nello stipite destro della porta - rispetto a chi esce – sono ancora visibili, incise nel marmo, la figura dell’arcangelo Michele e un’iscrizione medievale. Quest’ultima ricorda la battaglia vittoriosa del popolo romano contro Roberto d’Angiò, avvenuta nei pressi della porta nel 1327. Nel 1536 Porta S. Sebastiano fu scelta, per ordine di Papa Paolo III, come ingresso solenne per l'arrivo di Carlo V Re di Spagna; per l'occasione la porta fu addobbata e decorata come un arco trionfale su progetto di Antonio da Sangallo il giovane, con statue, festoni e pitture ad affresco. Tra i vari interventi di restauro che furono condotti sulla porta si ricordano quelli eseguiti nel XV  secolo sotto papa Niccolò V, ed altri documentati tra il 1749 e il 1752 sotto il pontificato di Benedetto XIV relativi a riprese delle murature e rifacimenti dei merli. Tra il 1940 e il 1943, quando gli ambienti della porta furono concessi ad uso di studio e abitativo ad Ettore Muti, segretario del partito fascista, al suo interno furono eseguiti diversi lavori come la ricostruzione dei solai, la realizzazione di scale in legno e muratura e il rifacimento dei pavimenti in mattoni e travertino con l'inserimento, in due ambienti al primo piano, di mosaici  in bianco e nero.
il percorso museale
Il percorso museale si svolge al primo e secondo piano della porta, è suddiviso in sezione antica, medievale e moderna e si compone di pannelli didattici, a cui fanno da supporto disegni a colori e fotografie. Uno spazio è dedicato alle antiche macchine da guerra usate sulle mura durante gli assedi, uno alle vicende costruttive della porta Appia, mentre altri due forniscono notizie essenziali su tutte le porte del circuito murario. In una delle sale al primo piano sono esposti alcuni plastici delle varie fasi costruttive delle mura Aureliane, ed uno che rappresenta la pianta di Roma con i tracciati delle sue fortificazioni. Lungo le pareti di due ambienti del Museo sono esposti i calchi in gesso delle croci incise nella pietra sopra gli archi di ingresso di alcune porte, e le decorazioni a palmette e raggiere fatte con i mattoni dagli operai durante la costruzione delle mura. Il pavimento della  torre occidentale conserva  un mosaico, eseguito tra il 1940 e il 1943, che rappresenta due cervi e una tigre in agguato con vegetazione circostante. Sempre al centro di un’altra sala si trova un mosaico in bianco e nero che rappresenta un condottiero a cavallo con intorno soldati ed armi, anche questo dei primi anni quaranta del secolo scorso.
il camminamento
Dal Museo si può accedere ad un lungo tratto, circa 350 metri, di cammino di ronda sulle mura, che si presenta come una galleria coperta intervallata da dieci torri, che termina in alto con un camminamento scoperto riparato da merli. Lungo il percorso sono conservate le murature di età onoriana (inizi V  secolo d.C.) con le feritoie per gli arcieri entro nicchie, e grandi arcate aperte sul lato opposto verso la città, oltre alle scale all’interno di alcune torri che servivano per accedere alle camere di manovra superiori, ormai non più esistenti. Sono evidenti alcuni restauri di epoche successive, dal Medioevo al XIX secolo, riconoscibili per il diverso tipo di tecnica costruttiva o per la trasformazione di qualche struttura muraria, operata in seguito a crolli avvenuti nel corso dei secoli.  Sulla lunetta del vano di uscita della terza  torre è presente una pittura che rappresenta la Madonna con il Bambino, ricordo dell’uso della torre come luogo di ritiro di un eremita in età medievale.
una piacevole sorpresa
Salendo nella terrazza all'ultimo livello della torre si è attesi da una piacevole sorpresa: qui si apre infatti un panorama a 360° sulla città, con una vista dall'alto sulle Mura Aureliane, sulla valle dell’Almone e sull’Appia Antica.
una curiosità
L’Arcangelo Michele fu a Roma, insieme con San Pietro e San Paolo, la figura più cara all'iconografia cristiana dei primi secoli e medievale. Ne è testimonianza il graffito, inciso nella parte interna destra di Porta San Sebastiano che raffigura l'Arcangelo Michele che uccide il drago; accanto c'è anche un'iscrizione in latino che ne spiega la motivazione. L'iscrizione recita:

"Anno Domini MCCC/XXVII, indictione/XI, mense septem/bris, die penultim/a,
in festo sancti Micha/elis, intravit Gens/foresteria in urbe et fuit debella/ta
a populo Roma/no, existente Ia/cobo de Pontia/nis Capite regio/nis.

ovvero
"L'anno 1327, indizione XI, nel mese di Settembre, il penultimo giorno, festa di S. Michele, entrò gente straniera in città e fu sconfitta dal popolo romano, essendo Jacopo de' Ponziani capo del rione."
Bisogna ricordare che anche nel medioevo, come nei secoli seguenti, sotto le porte di Roma ci furono molti scontri, in quanto le mura Aureliane, pur con i necessari restauri e modifiche, costituivano sempre la principale opera difensiva della città. Il graffito è la testimonianza di uno di questi scontri, qui avvenuto il 29 settembre 1327, che vide la vittoria dei Romani contro Roberto D’Angiò, re di Napoli che voleva occupare Roma. I popolani romani, decisi a difendere la loro indipendenza, affrontarono l’esercito del re di Napoli, assai più numeroso e meglio armato, e riuscirono a scacciarlo. La modestia dei difensori portò ad attribuire il merito della vittoria ad un intervento soprannaturale ed il graffito è il ringraziamento all’Arcangelo Michele che aveva protetto la città ed i suoi difensori. Si disse poi che l'Arcangelo volesse ammonire e scoraggiare ogni possibile conquistatore, consacrando l'appartenenza dell'Urbe a Dio ed al Papa. Poi, nel corso dei secoli successivi, avrebbero spesso cambiato idea……
© Sergio Natalizia - 2016
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