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piazza della Minerva

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piazza della Minerva
Piazza della Minerva deriva il nome dall’errata attribuzione medievale all’antico tempio di Minerva Calcidica, sui quali sorge la basilica di Santa Maria sopra Minerva. La piazza è dominata dal prospetto della chiesa e nella sistemazione seicentesca fu collocato al centro l’obelisco egizio sostenuto dall’elefantino in marmo, realizzato nel 1667 su disegno di Gian Lorenzo Bernini.
salotti di Roma
Santa Maria sopra Minerva
Fondata nel secolo VII sopra i resti di un tempio dedicato a Minerva Calcidica, Santa Maria sopra Minerva fu riedificata in forme gotiche nel XII secolo. Nel Rinascimento fu risistemata la facciata e furono effettuati sostanziali lavori interni. Sulla facciata, del XVII secolo, si conservano i tre portali quattrocenteschi, con numerose lapidi indicanti l'altezza raggiunta dall'acqua durante le inondazioni del Tevere dal 1598 al 1870: la zona è infatti tra le più basse di Roma.
L'interno rappresenta l'unico esempio di complesso architettonico gotico in Roma: è a tre navate con volte a crociera poggiate su pilastri, il cui rivestimento marmoreo e l'ornamentazione pittorica si devono al restauro effettuato nel 1850, che ha privato il monumento del suo aspetto originario. La basilica ospita le reliquie di Santa Caterina da Siena e del pittore domenicano Beato Angelico oltre a molteplici opere d'arte. Nel transetto si trova il "Cristo risorto" di Michelangelo; nella terza cappella a destra un'Annunciazione di Antoniazzo Romano; a Giotto si attribuisce erroneamente la statua lignea del Cristo; a Filippino Lippi si deve l'Annunciazione e la Presentazione del cardinale Carafa alla Vergine per mezzo di S. Tommaso;  la cappella Aldobrandini di Giacomo della Porta, Carlo Maderno e Girolamo Rainaldi; sull'altare l'Istituzione dell'Eucarestia, di Federico Barocci; nella navata sinistra il monumento funebre della venerabile Maria Raggi del Bernini.
Convento e palazzo della Minerva

L’isolato a sinistra della chiesa, comprende il Convento domenicano e il palazzo della Minerva oggi occupati dalle Biblioteche della Camera dei Deputati, del Senato della Repubblica e dalla Biblioteca Casanatense. I domenicani si insediarono in questa area nella seconda metà del XIII secolo, in seguito alla concessione nel 1275, da parte delle monache di S. Maria in Campo Marzio, della chiesa di Santa Maria sopra Minerva con tutte le sue pertinenze. Il convento divenne, nel XIV e XV secolo tra i più importanti di Roma, non a caso fu sede dei conclavi del 1431 e del 1447 e qui trascorsero qui i loro ultimi anni di vita S. Caterina da Siena e il Beato Angelico, entrambi sepolti nella chiesa. Nella seconda metà del XVI secolo il complesso divenne la sede delle alte gerarchie dell'Ordine Domenicano e nel 1628 un decreto pontificio designò il convento quale sede della congregazione del Sant' Uffizio, divenendo così uno dei luoghi ove il Tribunale dell'Inquisizione si riuniva per dare lettura delle sentenze: proprio in un locale del convento della Minerva si tenne l'udienza conclusiva del processo a Galileo Galilei, che qui pronunciò, nel 1633, l'abiura della teoria Copernicana. Nella seconda metà del Seicento, durante alcuni lavori di ampliamento del complesso, fu rinvenuto all'interno del giardino, nel 1665, l'obelisco che sarebbe stato utilizzato dal Bernini per il suo monumento dell'Elefantino, innalzato sulla piazza della Minerva nel 1667. Nel 1698 il cardinale Girolamo Casanate, bibliotecario di Santa Romana Chiesa, disponeva che i beni da lui posseduti fuori del Regno di Napoli, mobili ed immobili, andassero interamente al Convento della Minerva, ma a una serie di condizioni, fra cui quella di non alienare, né vendere la biblioteca di sua proprietà e di trasferirla nel convento con l'intento dichiarato di farne una biblioteca di pubblica utilità: venne così aperta nel 1701 la Biblioteca Casanatense, che ebbe come primo nucleo librario la ricca collezione del cardinale (oltre 25.000 volumi). Il convento fu ripetutamente utilizzato come caserma dalle truppe francesi durante le loro occupazioni di Roma e ciò provocò un forte degrado dei luoghi fino a che si giunse  al definitivo esproprio da parte dello Stato italiano nel 1871, quando il convento  divenne sede del Ministero delle Finanze e successivamente della Direzione Generale delle Poste e Telegrafi. Il nucleo conventuale che sussiste ancora oggi fu ricostituito solo nel 1929 allorquando i Frati, nel clima di riconciliazione tra Stato e Chiesa del Concordato, riottennero in uso alcuni locali situati attorno al primo chiostro necessari per una comunità di cinquanta membri circa. Al 1974 risale invece l'assegnazione dei locali del convento alla Camera dei Deputati; e negli uffici prospicienti il chiostro è stata sistemata nel 1989 la Biblioteca della Camera che ha così restituito a questi luoghi la loro antica vocazione culturale. Il cosiddetto "Palazzo della Minerva", costruito nella seconda metà del Cinquecento, pur appartenendo all'insula domenicana, ne costituì per molto tempo una sorta di corpo periferico. La sua posizione sulla piazza, alla sinistra della chiesa ed adiacente all'antico convento dei Dominicani è ben documentata dalle numerose vedute sei-settecentesche della piazza che permettono anche di cogliere i cambiamenti architettonici che hanno interessato la costruzione nel corso dei secoli. Originariamente erano presenti numerose botteghe al piano terra e questo assetto, testimoniato dalle incisioni del Falda e da uno schizzo di Carlo Fontana, resterà stabile fino al rifacimento ottocentesco, quando il palazzo fu destinato a sede del Pontificio Collegio Latino-Americano. Nel 1871 la palazzina divenne sede del Ministero delle Finanze fino al 1873, quando passò al Ministero della Pubblica Istruzione; in seguito ad altre trasformazioni e ristrutturazioni, vi ebbe sede dapprima il ministero della Marina Mercantile e poi quello per la Ricerca Scientifica e Tecnologica. Nel 1991 il palazzo è stato acquisito dal Senato della Repubblica e dal 2003 ne ospita la biblioteca.

Palazzo dell’Accademia Ecclesiastica e palazzo Porcari Fonseca
Di fronte alla chiesa  si trova il Palazzo dell'Accademia Ecclesiastica, di origine cinquecentesca ma completamente rifatto nel 1878. È sede accademica del Vaticano: qui svolgono la loro preparazione i sacerdoti che vogliono intraprendere la carriera diplomatica. A destra della chiesa sta il settecentesco Palazzo Porcari-Fonseca, sede dal 1832 di uno degli alberghi storici di Roma, il Minerva, oggi Grand Hotel de la Minerve, che ebbe ospiti famosi come, tra gli altri, Stendhal e José de San Martín, ricordati da apposite lapidi sulla facciata.
L’Elefantino e l’obelisco della Minerva
La vicenda dell'Elefantino di piazza della Minerva è strettamente legata a quella dell'obelisco che lo sovrasta. L'obelisco di granito rosa con geroglifici sui quattro lati, alto m 5,47 ed eretto nel VI sec. a. C. a Sais dal faraone Aprie insieme ad un monolito gemello che attualmente si trova ad Urbino, venne rinvenuto, verso la fine del 1665, nel giardino del convento dei domenicani, nell'area dell'antico Tempio di Iside, il cui culto era stato importato dall'Egitto e aveva molti seguaci anche tra i romani.
Il pontefice Alessandro VII decise di far erigere l'obelisco nella piazza antistante la chiesa della Minerva e numerosi architetti proposero i loro progetti per una base che potesse sostenere l'antico monolite. Il pontefice preferì a tutte le soluzioni proposte, quella dell'elefantino che tiene l'obelisco sul dorso, elaborata dal Bernini. L’elefantino, però, secondo il progetto del Bernini  avrebbe dovuto poggiare sul basamento marmoreo solo con le zampe, ma i domenicani criticarono il progetto perché non prevedeva una base quadrangolare sotto il ventre dell'elefante e quindi contravveniva ai canoni classici. Poiché anche il Papa supportò la tesi dei domenicani, Bernini si vide costretto a cedere e ad aggiungere un cubo di pietra come supporto. Il tentativo di nascondere tale cubo, ricoprendolo con una gualdrappa, quasi interamente occupata dall'emblema araldico papale, che giungeva fino al basamento, non fu sufficiente a mascherare l'appesantimento che ormai caratterizzava l'intero monumento. Proprio per questo i romani cominciarono a chiamarlo il "Porcino della Minerva", divenuto più tardi purcino (forma dialettale romana) e quindi pulcino. Il Bernini, forse per vendicarsi dei domenicani, disegnò l'elefante con le terga volte al convento e con la proboscide e la coda che ne accentuavano, con la loro posizione, l'intenzione irriverente ed offensiva.
Bibliografia:
G. Carpaneto - piazza della Minerva
C. Rendina, D. Paradisi - Le Strade di Roma;
C. Villa - Il Rione Pigna;
C. Rendina - Enciclopedia di Roma;
W. Pocino - Le curiosità di Roma;
www.senato.it;
www.santamariasopraminerva.it
© Sergio Natalizia - 2017
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