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Terme di Diocleziano

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Museo Nazionale Romano
alle Terme di Diocleziano
Complesso monumentale unico al mondo per le sue dimensioni e per stato di conservazione, le Terme di Diocleziano sono uno dei siti più significativi della millenaria storia di Roma. Edificate nel IV secolo, sono il più grande stabilimento termale mai costruito nel mondo romano. Trasformate da Michelangelo, che in una parte di esse vi realizzò la basilica di S. Maria degli Angeli e la Certosa, le terme sono una delle sedi del Museo Nazionale Romano.
Museo Nazionale Romano
storia delle terme
Le Terme di Diocleziano sono il più grandioso impianto termale mai costruito a Roma. Erette tra il 298 e il 306 d.C., avevano un'estensione di oltre 13 ettari e potevano accogliere fino a 3000 persone contemporaneamente, in un percorso che si snodava tra palestre, biblioteche, una piscina di oltre 3500 metri quadrati e gli ambienti tipici di ogni impianto termale. Erano delimitate da un ampio recinto con ingresso principale nel lato nord-orientale e, al centro del lato opposto, da una grande esedra con gradinate, corrispondente all'odierna piazza della Repubblica. Ai lati dell'esedra si trovavano due biblioteche affiancate da due sale circolari, una trasformata nel 1598 nella chiesa di San Bernardo, l'altra tuttora visibile all'inizio di via del Viminale. Gli ambienti principali, frigidarium, tepidarium e calidarium, erano posti in successione lungo un asse centrale ai lati del quale si articolavano simmetricamente tutte le altre aule: accanto al frigidarium erano poste due grandi palestre scoperte, mentre allineate con il calidarium, erano due aule ottagone una delle quali fu utilizzata nel ventesimo secolo come planetario. Con la caduta dell'impero Il complesso subì una progressiva spoliazione, pur conservando ancora in epoca rinascimentale buona parte delle decorazioni originarie, come dimostrano i numerosi disegni di artisti del XV e XVI secolo. Dopo quasi mille anni di abbandono, nel 1561 Papa Pio IV decise di realizzare all'interno delle Terme una Basilica con annessa Certosa, dedicata alla Madonna degli Angeli e alla memoria dei martiri cristiani che, secondo la tradizione, erano morti durante la costruzione delle Terme. Il progetto fu affidato a Michelangelo che utilizzò il frigidarium e il tepidarium per la realizzazione della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, e ideò il Chiostro grande; negli stessi anni fu realizzato anche il Chiostro piccolo, adiacente al presbiterio della chiesa, che occupa circa un terzo della grande piscina delle Terme. A partire dal 1575, con Gregorio XIII, le grandi aule delle Terme furono trasformate in granai e depositi per l'olio.
Gli ultimi cambiamenti significativi del complesso si ebbero dopo il trasferimento a Roma della capitale d'Italia. Dopo l'abbandono della Certosa nel 1884 da parte dell'ordine dei Certosini, l'area intorno alle Terme fu interessata da grandi interventi urbanistici. Oltre alla costruzione della Stazione Termini, si realizzarono il Ministero delle Finanze, il Grand Hotel, Palazzo Massimo, piazza dell'Esedra, che provocarono la distruzione di alcune parti delle terme, e la realizzazione della viabilità determinò la netta separazione di parte del complesso preesistente. Nel 1889 il complesso delle Terme di Diocleziano e della Certosa divenne la sede drl Museo Nazionale Romano. Nei piani espositivi del Museo, nel Chiostro Michelangiolesco e nel Giardino dei Cinquecento sono esposti più di mille reperti, comprendenti non solo iscrizioni di varia tipologia, ma anche sculture, bassorilievi, oggetti votivi e relativi alla vita quotidiana.
il giardino e l'androne del Museo
Fin dall'istituzione del Museo Nazionale Romano, il Giardino, detto dei "Cinquecento", fu destinato ad esporre numerosi reperti archeologici provenienti da Roma e dal suburbio, databili tra la fine del I secolo a.C. e il III secolo d.C. Ai lati dell'ingresso del Giardino sono disposti altari funerari iscritti in marmo, tra i quali spicca l'ara di Valgia Silvilla, con la raffigurazione della porta dell'Ade nella parte posteriore; nel viale che conduce al Museo si incontrano statue di personaggi in toga oltre a numerosi elementi architettonici (colonne, capitelli, architravi), provenienti da diversi edifici antichi. Nella fontana centrale domina un cratere colossale, di provenienza ignota ma utilizzato come fontana già in età antica; si tratta di un raro esemplare con un solo confronto a Roma, posto davanti alla Basilica di Santa Cecilia in Trastevere. Intorno alla fontana sono altari funerari di diverse dimensioni, dedicati a senatori, militari e altri personaggi di alto lignaggio. Anche lungo tutte le vie che delimitano il Giardino, sono disposti cippi e stele funerari in travertino di varia provenienza,  e di fronte all'ingresso del Museo sono disposti sarcofagi e statue funerarie.
L'Androne del Museo corrisponde all'antico corridoio della Certosa che portava al Chiostro di Michelangelo; sulle pareti sono visibili alcune porzioni di affreschi emersi durante il restauro e raffiguranti le Virtù Teologali. Sulla destra è esposto un sarcofago proveniente dall'area di Santo Stefano Rotondo, raffigurante un corteo dionisiaco composto da Centauri, Satiri e Menadi mentre, sulla parete opposta, si trova una statua di Afrodite del 11 secolo d.C. ispirata a un modello greco del V secolo a.C., seguita da un busto post-antico ispirato al cosiddetto Bruto Capitolino.


le Aule
Fanno parte del Museo la grandi Aule (I-XI) delle Terme: si tratta dei numerosi ambienti disposti in modo simmetrico intorno alle  sale termali propriamente dette (calidarium, tepidarium, frigidarium) che sono state restaurate e riallestite per accogliere statue ed altri elementi decorativi rinvenuti nelle diverse campagne archeologiche.
L'Aula VIII misurava 44x 20 metri ed era coperta alle estremità con volte a botte e nella parte centrale da volte a crociera. Nell'Aula sono esposti i reperti rinvenuti nelle Terme: frammenti di architrave e colonne e il portale monumentale che originariamente si trovava all'ingresso della Certosa. Qui è stato anche ricollocato il portale cinquecentesco che era situato all'ingresso della scomparsa Villa Panzani in largo S. Susanna.
La Natatio era la grande piscina di circa 4000 metri quadrati di superficie, una profondità di circa un metro e conteneva 5000 metri cubi di acqua. Il fondo e le pareti erano rivestiti da lastre di marmo e nella piscina si specchiava la facciata monumentale disegnata sul modello delle scene dei teatri, aveva grandi nicchie semicircolari in cui erano collocate statue.
L'Aula X ospita alcuni importanti monumenti funerari. A sinistra entrando spicca la mole della grande tomba di età giulio-claudia detta dei Platorini, scoperta lungo la riva destra del Tevere nel 1880 e qui ricostruita. La tomba è preceduta dalle statue scoperte al suo interno: quella maschile, tradizionalmente identificata con Sulpicio Platorino, potrebbe invece ritrarre Marco Artorio Gemino, il probabile costruttore della tomba intorno al 20 d.C., mentre quella femminile potrebbe appartenere alla sua ultima proprietaria Antonia Furnilla, vissuta in età neroniana. Dalla tomba proviene anche il bel busto di Minatia Polla, la moglie di Artorio Gemino. Dalla parte opposta dell'aula sono invece le due tombe a camera scoperte nel 1951 nella zona della necropoli della via Portuense e qui trasferite. Una tomba ha una ricca decorazione dipintamentre l'altra, datata all'inizio del III secolo d.C., è ornata da stucchi molto raffinati. Nell'aula sono poi esposte anche diverse statue funebri, collocate nelle nicchie, alcuni sarcofagi disposti lungo le pareti, tra i quali va ricordato il bel sarcofago raffigurante il mito di Dioniso e Arianna trovato lungo la via Labicana; spicca infine per rarità la statua equestre di un fanciullo, che è una delle poche testimonianze funerarie e infantili di uno dei tipi statuari romani più prestigiosi.
© Sergio Natalizia - 2015-2017
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