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S. Maria del Popolo

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S. Maria del Popolo
Si potrebbe definire, tra le chiese di Roma, quasi un compendio dei vari secoli della storia dell’arte. Ospita, infatti,  opere di grandissima importanza come la "Conversione di Saulo" e "Il martirio di San Pietro" di Caravaggio, nonché  dipinti del Pinturicchio, del Carracci e di Raffaello, architetture di Bramante e sculture di Bregno e di Bernini.
la storia
Il nome di questa chiesa ha antiche origini: nel medioevo si credeva che in quel luogo fosse sepolto Nerone, il cui fantasma infestava la zona. Papa Pasquale II, stufo delle voci sul fantasma, per celebrare la liberazione del Santo Sepolcro ad opera dei crociati nel 1099, vi fece edificare una cappella dedicata alla Vergine. Poiché tale cappella fu costruita a spese del popolo romano, ebbe la denominazione di "Santa Maria o Madonna del Popolo", toponimo che passò, poi, anche alla piazza. Nel 1235 Gregorio IX vi trasferì, dal Laterano, l'immagine della Vergine, che tuttora si può ammirare nell’altare maggiore, che secondo la tradizione era stata dipinta da S. Luca. La piccola cappella venne poi trasformata in una Chiesa dapprima con l’insediamento provvisorio dei Francescani, e dal 1250 degli Agostiniani. Nel 1472 l’originaria cappella fu soppiantata da una nuova chiesa su iniziativa di papa Sisto IV Della Rovere, con disegno di Baccio Pontelli e successivamente abbellita al tempo di Alessandro VII che ne fece restaurare dal Bernini, tra il 1656 e il 1660, la navata centrale e la facciata. La cupola, ottagonale, è la prima a Roma di questo genere ed il campanile, in laterizio, è di architettura tardo gotica.
la facciata e la cupola
La facciata, rivestita di travertino, risale all'epoca di papa Sisto IV, il cui stemma è inserito nel timpano; fu poi modificata dal Bernini. Essa è tripartita con due ordini di lesene, e con tre portali, di cui quello centrale, sormontato nella lunetta da una Madonna col Bambino, è della bottega del Bregno. Anche l’insieme della facciata è attribuita ad Andrea Bregno, ma Papa Alessandro VII Chigi diede a Bernini l’incarico di dare alla chiesa un’impronta più vicina al gusto dell’epoca. Bernini apportò qualche modifica alla facciata, dove è ben visibile sul vertice del timpano lo stemma dei Chigi, ma mantenne inalterata l’architettura quattrocentesca della chiesa.
La cupola quattrocentesca fu il primo esempio romano di forma ottagonale.
interno
L'interno è a croce latina suddivisa in tre navate con volta a crociera e altrettante cappelle per lato. Sull'altare maggiore, del 1627, vi è la tavola bizantina della Madonna del Popolo e dietro l’altare si accede al coro, realizzato dal Bramante.
L'immagine della Madonna del Popolo, che orna l’altare maggiore, secondo una tradizione molto radicata era attribuita a San Luca, in virtù della leggenda che identificava nell'Evangelista il ritrattista della Vergine Maria. In realtà si tratta probabilmente di un'opera opera bizantina del XIII secolo, qui trasferita dal Sancta Sanctorum del Laterano per volontà di papa Gregorio IX nel 1231, dopo una grave epidemia di peste, contemporaneamente al restauro e ampliamento della chiesa originale.
La volta della navata centrale è coperta da affreschi del Pinturicchio realizzat tra il 1508 e il 1510. Presentano una perfetta scansione geometrica fatta di ottagoni, ovali, edicole, grottesche, la raffigurazione centrale con la Vergine incoronata da Cristo è circondata da figure che celebrano la storia della Chiesa, dalle profezie (Sibille), alle testimonianze di chi visse vicino a Gesù (Evangelisti), fino ai Padri della Chiesa (Dottori).
Le cappelle sono una vera miniera di opere d’arte dei secoli dal XV al XVII.
La Cappella della Rovere fu fatta erigere dal cardinale Domenico Della Rovere tra il 1488 ed il 1490 e dedicata a san Girolamo. La decorazione della cappella fu commissionata dal cardinale Domenico della Rovere al Pinturicchio nel 1477, nel corso del radicale rifacimento della chiesa. Tra il 1477 e il 1478 il pittore eseguì la decorazione della volta e degli affreschi nelle lunette con le scene della vita di San Girolamo; nel 1479 realizzò questa Natività. Davanti alla capanna della Natività si trovano la Sacra famiglia, san Girolamo e i pastori in adorazione del Bambino, adagiato in basso al centro su una fascina di grano. A destra si vedono il bue e l'asinello chiusi da un recinto di rametti intrecciati, mentre Giuseppe è rappresentato in un atteggiamento che richiama il suo ruolo di sorvegliante di Maria e del Bambino.
La Cappella Cybo è una cappella monumentale a croce greca; costruita nel XV secolo, decorata inizialmente dal Pinturicchio, e completamente trasformata da Carlo Fontana alla fine del XVII secolo per il cardinale Alderano Cybo; la pala d'altare, raffigurante una Immacolata Concezione con Santi, è di Carlo Maratta. Realizzato nel 1689, occupa interamente la parete di fondo della Cappella Cybo e rappresenta una discussione teologica tra S. Giovanni Evangelista, S. Gregorio, S. Giovanni Crisostomo e S. Agostino relativa al dogma della Immacolata Concezione della Vergine Maria. E' una delle opere più note e rappresentative del Maratta che nella tipologia dei personaggi e nell'impianto compositivo riprende lo stile di Raffaello, nonostante l'ampiezza barocca dei panneggi e l'utilizzo del chiaroscuro proprio del periodo seicentesco.
La cappella Basso Della Rovere è dedicata a sant'Agostino e venne fatta erigere dal vescovo Girolamo Basso Della Rovere dopo che Sisto IV aveva avviato la totale ricostruzione della basilica, dal 1471 al 1484. Il lavori architettonici hanno una certa ascendenza lombarda, e vengono attribuiti ad Andrea Bregno. La decorazione pittorica viene attribuita a Pinturicchio e ai suoi allievi, che vi lavorarono in un periodo imprecisato circoscrivibile tra il 1484 e il 1492. Sull’altare centrale, è conservato l’affresco raffigurante la “Madonna in trono col Bambino tra i santi Agostino, Francesco, Antonio da Padova e un santo monaco” realizzato dal Pinturicchio e dalla sua bottega, mentre nella lunetta si trova l’affresco Dio Padre benedicente.
Sulla parete sinistra della cappella si trova un affresco con l'Assunzione della Vergine, opera anche questa attribuita al Pinturicchio o alla sua scuola.
La Cappella Cerasi è conosciuta soprattutto per i due capolavori del Caravaggio, che lavorò a Santa Maria del Popolo tra il 1600 e il 1601: la "Conversione di Saulo" e la "Crocifissione di San Pietro". Dietro l'altare della cappella è posta l'Assunzione della Vergine di Annibale Carracci; la cappella è completata da  sculture di Andrea Bregno. La presenza nello stesso luogo di opere del Caravaggio e del Carracci consente un confronto tra le due tendenze dell’arte romana agli inizi del Seicento. Da un lato il naturalismo di Caravaggio, dall’altro l’idealismo classicheggiante del Carracci che qui apre già uno spiraglio verso il barocco.
La "Crocifissione di S. Pietro" fu realizzata dal Caravaggio tra il 1600 ed il 1601. Fondamentale in questa tela, come in altre opere dell'artista, è il ruolo dell'illuminazione: la luce investe la croce e il santo, entrambi simbolo della fondazione e della costruzione della Chiesa, attraverso il martirio del suo fondatore. Pietro, che si fa crocifiggere a testa in giù per umiltà nei confronti di Cristo, illuminato dalla Grazia soffre ma sa che dal suo martirio verrà la salvezza; tutt'intorno è buio e i tre carnefici qui raffigurati non come aguzzini che agiscono in maniera brutalmente gratuita, ma come uomini semplici, costretti ad un lavoro faticoso, rappresentano l'umanità accecata dal peccato che vive nella tenebra ed è privata della luce illuminante e ridotta a meccanismo senz'anima che funziona di sola logica ottusa, senza vera comprensione.
L'"Assunzione della Vergine" fu realizzata dal Carracci tra il 1600 ed il 1601. La tela ha una composizione che supera l’iconografia classica di questo soggetto, sviluppata sui tre livelli, quello superiore, divino, quello inferiore, terreno, e quello intermedio dove si collocava il transito della Madonna dalla Terra al Cielo. In questo caso, invece, Carracci crea una composizione con i tre livelli che si intrecciano tra loro: ne vien fuori una composizione apparentemente piramidale, ma con un motivo a V creato dalle due ali di persone che si dispongono ai lati della Madonna. La Vergine, a sua volta, con le braccia aperte assume una forma triangolare che si va ad incuneare nella V formata dalle persone.
La "Conversione di Saulo" fu realizzata dal Caravaggio nel 1601. La scena ritrae il momento culminante della conversione di Paolo: quello in cui a Saulo, sulla via di Damasco, appare Gesù Cristo in una luce accecante che gli ordina di desistere dal perseguitarlo e di diventare suo «ministro e testimone». Sono presenti nella scena un vecchio e un cavallo, il quale, grazie all'intervento divino, alza lo zoccolo per non calpestare Paolo. La luce proveniente dall'angolo in alto a destra, scivola sul corpo del cavallo e abbaglia la figura del santo, caduto a terra. E' il momento preciso in cui Dio si manifesta: Dio non è presente, ma si dà nella luce, simbolo della Grazia Divina che redime chi accoglie la salvezza. Il vecchio non vede e non si accorge di nulla come l'umanità che non vuole riporre la propria speranza e la propria fede in Dio. Il realismo del Caravaggio, che scaturisce dal profondo contrasto tra chiaro e scuro, tra luce e ombra, si mescola al simbolismo religioso che la luce (il Bene) assume nella lotta contro il male e l'oscurità.
La Cappella Mellini si caratterizza soprattutto per la presenza di monumenti funebri; la pala d'altare con Vergine e san Nicola da Tolentino è di Agostino Masucci.
La Cappella Chigi, fu commissionata da Agostino Chigi, banchiere papale di origine senese, a Raffaello che disegnò l'architettura a pianta centrale e curò i cartoni per i mosaici della cupola. È costituita da uno spazio cubico, chiuso da una cupola decorata a cassettoni dorati, e mosaici con Dio Padre circondato dalle allegorie del Sole e gli altri pianeti. Gli affreschi tra le finestre con Storie della Genesi e i pennacchi con le Stagioni sono di Salviati (1550), mentre sull’altare è la Nascita della Vergine di Sebastiano del Piombo e dello stesso Salviati. Completano la decorazione le sculture di Lorenzetto (Giona ed Elia), le tombe piramidali dei Chigi e le sculture del secolo seguente di Bernini (Daniele e il leone e Abacuc e l’angelo).
Ls Natività della Vergine è una gigantesca pala cui Sebastiano del Piombo si accinse a lavorare intorno al 1532;  l'esecuzione dovette comunque procedere a rilento, anzi, stando alla testimonianza di Vasari, Sebastiano del Piombo non riuscì a portarla a compimento, tanto che gli eredi Chigi dovettero rivolgersi a Francesco Salviati per finire ciò che "la tardità e l'irresoluzione di Sebastiano" avevano lasciato incompiuto (Vasari, 1967, p. 313). Tuttavia, l'opera ha mantenuto tutta la coerenza stilistica e rivela lo spirito con il quale il Del Piombo veniva accostandosi al tema sacro negli anni della sua maturità.
"Abacuc e l'Angelo" e "Daniele e il leone" sono opere in marmo realizzate tra il 1658 e il 1661 dal Bernini nell’ambito dei lavori per la Cappella Chigi che l’artista completò oltre un secolo dopo Raffaello. I due gruppi scultorei furono realizzati quando il committente era già diventato il pontefice Alessandro VII. Le due opere completano un’unica narrazione: l’angelo conduce il profeta Abacuc a sfamare con una ciotola di zuppa e pane Daniele, gettato da giorni nella fossa dei leoni.
In Santa Maria del Popolo, pertinenze incluse, si trova anche una estesa presenza di grandi monumenti sepolcrali marmorei realizzati tra la fine del XV secolo e la prima metà del XVI secolo. Tra i monumenti funebri sono da rilevare il sepolcro del cardinale Ascanio Sforza e il sepolcro di Girolamo Basso della Rovere, ambedue di Andrea Sansovino. Molto stravagante il monumento funebre di Giovanni Battista Gisleni, che raffigura uno scheletro di marmo giallo avvolto in un sudario bianco che si aggrappa alle sbarre del sepolcro.
Bibliografia:
F. Gizzi - Le Chiese rinascimentali di Roma;
C. Rendina - Le Chiese di Roma;
Roma Sacra - S. Maria del Popolo- 1995
LaboratorioRoma.it/percorsi di architettura di ALR - Storia architettonica di S. Maria del Popolo;
Edizioni Agostiniana - S. Maria del Popolo - 1998
© Sergio Natalizia - 2012-2020-2022
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